mergozzoMergozzo – Nessun triatleta dell’Ironbiella avrebbe immaginato che tre di loro potessero vivere, in quel tranquillo week end di gare infernali, un momento di spirito unitario e avventuroso pari a quello dei tre moschettieri francesi.

Andrea Pellegrini uscì da casa molto presto la domenica mattina dell’otto settembre per partecipare al suo primo 70.3 (1.800 metri di nuoto, 90 km di bici e 21 km di corsa) che si svolgeva a Mergozzo; un half triathlon internazionale alla sua 18.a edizione e organizzato impeccabilmente dalla società Dimensione Sport. La serata passata attorno al forno a impastare pizze non gli pesava più, aveva recuperato riposando bene e l’animo agonistico era in perfetta sintonia con il suo stato fisico, allenato al meglio delle sue possibilità, ritagliando, come tanti sportivi praticanti, dal tempo di riposo dopo aver assolto i doveri della famiglia e del lavoro.

Quando arrivò sulle sponde del piccolo lago, non si spaventò della pioggia battente e con la metodicità dell’atleta navigato scaricò dall’auto l’attrezzatura sportiva preparata con cura la sera prima. Il brutto tempo invitava a vestirsi adeguatamente prima della gara ed entrò nella bagnata zona cambio salutando i compagni di squadra Alessandro Borgio e Paolo Roviera. Cercò il suo numero tra le tante rastrelliere e iniziò a organizzare la sua piccola area con meticolosità: le scarpe collocate al punto giusto, la bici da crono funzionante come  un orologio svizzero, la boraccia con l’integratore scelto e testato nel corso degli allenamenti e così quelli posti nella borsetta allacciata al telaio, la bomboletta per le eventuali forature (non si sa mai!), la muta, la cuffia, gli occhialini, il casco, insomma tutto rispettava per filo e per segno quello che per giorni e giorni si era immaginato di come doveva essere e lui era lì, pronto con una tensione agonistica calibrata.

La partenza all’ora prestabilita fu sparata e con cinquecento triathleti si tuffò nel lago di Mergozzo per un percorso all’australiana. Il nuoto è il suo cavallo di battaglia e nuotò più veloce del cronometro. Riemerso dall’acqua, si precipitò nella zona cambio con gesti precisi e studiati, prese il suo ciclo accessoriato di tutto e appena attraversata la linea cambio, con un semplice gesto atletico, saltò in sella e iniziò a pedalare con un ritmo professionale sull’asfalto bagnato.

Il contachilometri rispettava le medie, i chilometri si susseguivano con una costante matematica, tutto stava andando benissimo, quando un colpo secco, uno sbandamento, un fievole sibilo, un rallentamento, Andrea si guardò attorno, la bici, le ruote e, purtroppo, aveva forato!

L’Ironbiellese non si perse d’animo perché quell’eventualità da lui era stata prevista e con rapidità stacca la bomboletta da sotto la sella per rigonfiare la gomma, ma la valvola non entra, riprova e riprova, ”… ma che succede?” si domanda con apprensione, guarda la bomboletta che teneva in mano e si accorse che in quella penombra del garage aveva fatto uno scambio maledetto, aveva afferrato la bomboletta della mountain bike.

In quel momento si sentì precipitare nel vuoto di un baratro come l’alpinista che perde l’appiglio con la corda spezzata. Quel tratto di strada era deserto, la pioggia aveva allontanato anche i curiosi, chiedeva aiuto a tutti quelli che passavano, ai triathleti, ai giudici, ma nessuno si fermava. Ecco in lontananza una divisa amica è Alessandro Borgio, si ferma, gli porge il suo aiuto, meccanizzano qualcosa, ma non funziona. Andrea Pellegrini era sempre più disperato e sotto quella pioggia incessante, la divisa fradicia e sporca, con quel pugno preso alla bocca dello stomaco, pensava ai tanti sacrifici fatti per fare quella gara, al tempo impiegato sottraendolo alla famiglia e al suo amorevole bimbo; il suo volto si rigò non di gocce d’acqua, ma di lacrime.

L’Ironman Alessandro Borgio capisce lo sconforto del suo compagno, lo consola, gli pone una mano sulla spalla e gli dice di non preoccuparsi che una soluzione c’è, inforca la bicicletta e va via a tutta velocità.

Dopo un po’ di tempo Andrea, seduto sul bordo del marciapiede e infreddolito, intravide tra la pioggia, sbucare dal quel rettilineo infinito un ciclista spericolato che si sbracciava gridando:

  • Andrea, Andrea … sono Lamon!

Borgio si ricordò, che tra il pubblico c’era Loris Lamon. Borgio, appena lasciò Andrea, andò a cercare lo spettatore amico e al vederlo, non esitò a fermare nuovamente la sua corsa per raccontargli del comune compagno. Loris capì subito quello che doveva fare e partì con la sua bicicletta.

Quando Andrea abbraccio Loris riprese le forze che stavano fuggendo. Insieme cercarono di sistemare la gomma bucata, ancora una volta nulla da fare! Loris e Andrea si guardarono negli occhi:

  • Andrea, prendi la mia ruota non è perfetta per la tua bici, ma potrai proseguire la gara.
  • Loris, non posso e poi tu come farai a tornare indietro sono quindici chilometri …
  • Non preoccuparti andrò a piedi, ora vai, e non perdere altro tempo.

Pellegrini a quelle parole ferme e decise dell’esperto veterano, fu invaso da un’energia incredibile meglio di qualunque doping e ripartì a tutta con un freno scassato e un cambio difettoso.

Andrea Pellegrini terminò il suo mezzo ironman in cinque ore e ventotto minuti circa, anche Borgio finì la sua competizione e così pure Paolo Roviera. I tempi cronometrici, la classifica di categoria e assoluta poco importava a quel gruppo di Ironbiellesi. Il loro ricco premio fu di stringersi tutti attorno a Loris Lamon in un unico abbraccio, espressione di un fortissimo spirito di squadra e di amicizia: Tous pour un et un pour tous!

I risultati :

152

ROVIERA PAOLO

M1

36

IRONBIELLA

00:36:28

02:35:29

01:54:33

05:10:14.10

201

PELLEGRINI ANDREA

M1

51

IRONBIELLA

00:33:31

02:53:49

01:58:01

05:28:05.40

213

BORGIO ALESSANDRO

M2

50

IRONBIELLA

00:36:55

02:53:53

02:02:03

05:36:46.70

Comments

  1. Storia di uomini e di cuore, bellissima, emozionante.
    Storia del triathlon che fa vivere momenti veri ed unici, che unisce le persone. Io mi unisco ad Aldo Rock quando dice “Il triathlon é l’ultimo baluardo dell’orgoglio degli uomini!”.
    Dobbiamo instituire un “Premio Sportività” per Loris Lamon, che ha fatto ancora una volta vedere che grande cuore ha! Bravo ad Andrea che non si é dato per vinto e bravo al mitico Alessandro per aver messo in moto il meccanismo di “rescue”!! Tutti per uno e uno per tutti!

  2. in verità grazie ma io non ho fatto altro che dire a Loris che Andrea aveva bucato, non è stato granchè come gesto. Onore a Loris, che come sempre si è dimostrato un grande uomo, ma non diamo troppa pubblicità alla cosa, ancora squalificano Andrea a posteriori per aiuto irregolare…

  3. “I tempi cronometrici, la classifica di categoria e assoluta poco importava a quel gruppo di Ironbiellesi.” e anche una “squalifica a posteriori” è dello stessa parità in “una storia di uomini e di cuore”. Questo fatto è una dei pochi casi in cui le regole, eccessivamente burocratiche, stonerebbero se venissero applicate e darebbero ancor più merito al triathleta sorteggiato dalla sfortuna. L’aiuto tecnico – meccanico toglie alcun merito all’atleta senza intenti agonistici primari, il cui unico obbiettivo era di arrivare in fondo e confrontarsi con se stesso per le sue capacità psico-fisiche.

  4. Loris volevo dirti che saro’ a Pella , lovadina , lovadina , lerici se Tu potessi seguirmi Ti porto io col Wingamm sai,,,sarebbe bello saperti vicino …..

  5. Bravo Loris, un esempio per molti.
    Bravo Andrea, il 70.3 è andato, adesso cambia i copertoncini e pensa in grande….!
    Grande Paolo! Ti sei dato alle lunghe distanze?
    Ueh! Sandro… ma te mi devi poi spiegare veramente come fai a farcela.
    Complimenti a tutti!

Comments are closed.