forzanBiella – Invitiamo nell’agorà dell’Ironbiella Fabrizio Forzan per raccontare il suo Ironman vissuto al Campionato Europeo che si è svolto a Vichy domenica 1° settembre.

Ciao Fabrizio, e grazie per aver accettato il nostro invito.

Ciao Ragazzi e Amici dell’Ironbiella,

grazie a voi dell’invito che mi concedete per raccontare e descrivere le mie considerazioni sulla gara di Vichy e provare a trasferire le emozioni che ho vissuto.

 

Parto da lontano per dire che nel 2011 avevo individuato in Vichy la sede per fare il primo Ironman della mia vita. Ci sono volute tre stagioni di allenamenti e poche gare per decidermi ad inizio luglio che era arrivato il momento di provarci.

Mi iscrivo il 17 luglio e il 19 scopro che quella che reputavo una semplice contrattura al polpaccio sinistro era in realtà una distrazione di 5 cm con versamento di sangue . Sono partito per le ferie senza bici e senza poter correre. Al mare ho macinato quasi 5 km di nuoto al giorno e basta. Al rientro nuova ecografia e risulto clinicamente guarito, il 1 agosto riprendo la bici, il 4 anche a piedi ed inizio un mese di agosto intensissimo per recuperare il gap. Trovo finalmente la cura giusta (omeopatica, niente doping naturalmente) per le mie gambe, voi tutti che mi conoscete poco avete sempre visto i miei risultati scarsissimi nelle gare, ma quella era la controfigura dell’atleta Fabrizio.In un mese sono rinato, alcuni allenamenti penosi mi hanno convinto a lavorare sulla qualità e non solo sulla quantità.

Così arrivo alla partenza per Vichy con la motivazione alle stelle, ma con la preparazione non completa, sicuro nel nuoto, abbastanza per la bici e la maratona che è più nella testa che non nelle gambe.

Non ho esperienza di altri Ironman ma ho capito perché paghi certe cifre così esorbitanti per una gara del genere. Ti senti coinvolto in un’atmosfera fiabesca, lontana dalla realtà. I volontari premurosi ti accompagnano in ogni istante, un braccialetto al polso ti apre tutte le porte, per il pasta party, per nuotare nel lago, ecc. I rituali per preparare la gara sono sempre enormi e complessi, devi preparare ogni dettaglio e mi ritrovo a caccia ancora di suggerimenti all’ultimo momento. Chiedo conferma ad Ale e Danilo se la vaselina va bene per le calze nella corsa a piedi, che tipo di alimentazione prediligono durante la prova in bici. Io assorbo tutto perché non voglio sbagliare. Il sabato mattina facciamo tutti e tre un mille metri in acqua per saggiare il lago (in realtà è il fiume Allier che diventa un bacino in città) e poi provo a sedermi sopra la bici del Borgio e quando capisco cosa significa stare in posizione da crono, mi azzardo a modificare la bici: la sella due mm in avanti e uno in alto. Un rischio ma volevo sentirmi padrone della bici. Scelta azzeccatissima.

Al sabato sera al ristorante quando Ale mi chiede che tempo voglio fare, non esito a dire che sono ambizioso e vorrei fare un minuto sotto le 12 ore e che per questo dovevo raggiungerli e superarli durante la prova a piedi.

 

La domenica mattina, sveglia alle 4.45, riposatissimo, una buona colazione con pane e fette biscottate con marmellata e poi biscotti. Mi manca solo del the e mi devo accontentare di idratarmi con l’acqua. Io mi sento veramente bene, quanto altre volte mi capiterà di sentirmi così in forza? mah! Ci stringiamo per incoraggiarci a vicenda e alle 7.10 è il nostro turno. L’acqua è veramente gelida 19,5 gradi e la muta è vitale. Io parto sempre davanti, tanto dico che non temo nessuno, ma mi rendo conto, ora che sono migliorato nel nuoto, che stare in gruppo è bello ma trovare le linee e avere spazio è spesso faticoso. Ad ogni lato da percorrere individuo un soggetto che mi sembra al mio livello e non lo mollo. Dovete pensare che sono anche le prime volte che inizio a superare qualcuno durante le nuotate e questo mi carica. Negli ultimi 300 metri ho paura dei crampi perché l’acqua gelida mi irrigidisce i polpacci ma non sento per niente la stanchezza. Esco in un ora e 21′ (e 22′ per il chip leggermente spostato dall’acqua) e sono già gasato (volevo fare un ora e 20′). Mio padre, che mi ha assistito in questa trasferta mi dice che Ale e Danilo sono passati da pochi minuti e mi viene già da piangere. Sosta ai bagni per un’urina kilometrica – avete presente quando fa tanto freddo?- e poi via nel tendone per infilarmi body e maglia da ciclista per contenere l’infinità di gel e attrezzi per la bici.

Parto in bici e non mi porto neanche dietro la solita stanchezza, è come ripartire da zero. Il percorso è veramente bello, mi spaventa la prima salita che incontriamo al terzo km e quindi penso di non essere abbastanza caldo, ma il leggero vento a favore mi aiuta a superarla bene. Veniamo superati sul percorso dagli atleti del 70.3 che vanno più veloci di noi ed è un piacere vederli sfrecciare senza angosciarsi, tanto la loro è un’altra gara. Fino al 23° km è tutto vallonato, mai grandi pendenze ma senti le differenze di velocità, discese a 55 km/h e salite e 18 km/h. Al 15° km raggiungo Danilo e mi spavento, dico che sono troppo in anticipo e forse sto tirando troppo, ma io ormai ho preso di petto la prova in bici, lui dice che vuole gestirsi. Cavoli, al 20° km raggiungo anche Ale e mi scorre un brivido, “sto proprio andando di brutto!”. Ripenso ai consigli di Donato, di non esagerare in bici, ma è troppo tardi, le gambe girano e le lascio girare. Al 40° ho il primo inconveniente di giornata, porca miseria, becco un italiano in un tratto di vento a favore e andiamo a 36/37 orari senza fatica e parlottiamo (ossia commentiamo le belle gambe di un’atleta francese) e non mi accorgo della moto della giuria che ci raggiunge e ci rifila un cartellino giallo, “next penalty box you stop”. Mi scuso con il ragazzo e ci distanziamo. Penso che d’ora in avanti non devo guardare in faccia nessuno e pensare solo alla mia prestazione. Al 60° mi fermo al penalty box, per 5 minuti, mangio e vado in bagno, quando riprendo dopo 10 km raggiungo di nuovo Ale, che nel frattempo mi aveva superato e capisco che la mia gara ricomincia da lì. Lo saluto e a vado. Primo giro 45 km vento a favore e 45 contro, l’idea di doverseli fare proprio nell’ultima parte di gara inquieta. Secondo giro, tutti più staccati, la salita ancora bene, ma capisco che anche la mia velocità è diminuita. Quando ritorno in pianura, vedo che faccio ancora trenate e 45 km/h e sono felice, al ritorno il vento è sempre più forte, fatico a superare i 31 km/h ma non mi sento distrutto. Al 145 km mi dico: “ora vai oltre ogni tuo limite”, infatti nella mia vita non ho mai superato quella distanza in bici. Quando arrivo al cambio e vedo sul computerino che sono stato sotto le 6 ore sono galvanizzato e sinceramente inizio anche a caldeggiare l’idea di scendere bene sotto le 12 ore. Primo dei 4 giri di 10,4 km corsi abbastanza bene, mi rompe solo la scalinata che devi affrontare a metà per uscire dal lungo lago e salire sulla strada, un vero spezza ritmo. Secondo giro, come al solito mi esce tutto il mal di stomaco per aver ingerito tutto il giorno solo gel, banane e una finta coca cola. Per 5 km è un calvario ma so che prima o poi passa, infatti dal 15° km riprendo a correre decentemente ogni tanto riesco ad aumentare il ritmo. Nuova crisi, ma questa volta intestinale al 30° e devo aspettare 2 km prima di raggiungere il bagno del ristoro e poi mi ripiglio. Gli ultimi tre km mi dico che sono stato anche un forte maratoneta e riprendo a spingere di brutto, credo circa 14′ 30” e arrivo ancora bene in spinta. Avessi fatto tutta la maratona così! Mio padre non è pronto per le foto di rito e così lo speaker mi becca e mi fa l’intervista prima di tagliare il traguardo. Con il mio francese gli dico che l’organizzazione è stata superba, i volontari straordinari e che io ero soddisfatto del mio tempo al debutto. Finalmente riparto per il traguardo, tolgo il cappellino per assaporare la vittoria e bacio il terreno, contento di tutto quello che ho vissuto.

Sono un Ironman! Ho provato un passaggio davanti al metal detector in questi giorni e non suona ma nel mio cuore sento una forza che solo un’esperienza di questo tipo poteva darmi.

12 ore e 8 min, 1ora e 22 nel nuoto, 5 ore e 59 in bici e 4 ore e 36 a piedi più i cambi per arrivare 442° su 720.

Bravissimo Fabrizio e complimenti per il tempo cronometrico. Sarai un altro Ironman che figurerà nel medagliere dell’Ironbiella. Ora recupera bene perché ti aspettiamo ai Campionati Italiani a Squadra.

Ciao

Grazie e spero a presto

Comments

  1. Un racconto molto bello, toccante, che avvicina anche scettici della lunghissima distanza come me a provare a pensare di prepararsi ed affrontare almeno un Ironman nella vita. Grazie per il tuo tempo, mi ha messo una grande voglia di provare quelle sensazioni! Ti aspettiamo a Lovadina IronFabry 😉

  2. Porcaccia miseria Fabrizio! Magari se eri un francese che scambiava due chiacchiere con un connazionale avrebbero chiuso un occhio…
    Complimenti! Complimenti anche a Danilo e all’inossidabile Sandro che sinceramente un giorno dovrà spiegarmi dove trova la voglia e la forza.

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